Argentina-Svizzera: se le femministe argentine vogliono Lavezzi in campo senza maglia

I muscoli di Lavezzi, un dibattito femminista e quanto costa diventare bello.

Nel vuoto pneumatico della televisione Argentina un solo argomento ha monopolizzato le trasmissioni per ben due giorni la scorsa settimana : i muscoli, tatuati, di Lavezzi. Nel “primo mondiale dei social network”  niente, ma proprio niente sfugge ai mille occhi del megacirco mediatico, e l’ex attaccante del Napoli ha vissuto un’esplosione di popolarita’ legata al suo fisico (nonche’ al fatto di aver schizzato il c.t. Sabella con una borraccia) messo in mostra durante Argentina-Nigeria, immagini rimbalzate senza tregua per ogni parte dell’etere.

Fino a qui non ci sarebbe nulla da commentare, senonche’ la mole di traffico internet speso attorno al tema ha portato alcune firme della rivista accademica “Anfibia” ad interrogarsi, da una prospettiva femminista, sul significato di questa dichiarazione d’amore di massa e sulla reazione, irritata, del “mondo maschile” alla “cosificacion” di Lavezzi :

L’inversione di ruoli che culturalmente appaiono abbastanza serrati- il maschio che oggettifica/ donna oggetto- ha messo sullo schermo varie domande: cosa succede quando noi donne dichiariamo quello che ci pare attrattivo, quando rendiamo pubblici i nostri gusti estetici ed erotici? Che succede agli uomini con questa alluvione di dichiarazioni nelle reti sociali? Qual e’ la denuncia politicamente corretta dell’oggettificazione? In definitiva, che ne e’ della coerenza?”

Le richieste maschili di “coerenza” nel rigettare l’oggettificazione sessuale sono respinte dalle due autrici come una difesa stizzita da una imprevista invasione di campo, rivendicando il “furto” temporaneo del “complimento” a sfondo sessuale al monopolio maschile.

La gionalista del mensile “Mu” Claudia Acuña si aggiunge al dibattito:

L’effetto Lavezzi mette a nudo molti aspetti che sono espressione della stessa cosa: maschilismo. Un maschilismo che ha sviluppato strumenti di disciplnamento del desiderio collettivo. L’universita’, i dottorati di ricerca, i laboratori di “genere” sono riusciti a togliere al femminismo il suo potenziale sovversivo. Che era questo: puro e osceno desiderio reso pubblico, senza bavaglio. Desiderio di tutto. Desiderio di possibilita’ senza limiti.”

E ancora, sulle accuse di “mercificazione”:

Lavezzi viene oggettificato da Etiqueta Negra o uno qualsiasi di quei marchi che utilizzano il nostro desiderio collettivo per dirigerlo da quel corpo ai prodotti che sicuramente sono fatti con lavoro semi-schiavistico. Aspetto che qualcuno denunci quella oggettificazione. Aspetto con le orecchie aperte aspettando di sentire le voci che gridano “no alla tratta” ogni volta che ascoltano o vedono una pubblicita’ di una birra, shampoo o benzina con le immagini della seleccion, sfruttata fino allo schifo. Questa signori e signore e’ oggettificazione. E su scala intensiva.”

L’episodio di celebrazione collettiva del corpo tatuato di Lavezzi avvia nell’articolo su Anfibia una riflessione sulla comunicazione massmediatica e l’oggettificazione:

Quello che questa situazione pone in gioco e il modo contradditorio e complesso nel quale si incrociano la cultura di massa e le questioni legate a genere e sessualita’. L’oggettificazione come una specie di esercizio di sineddoche dove prendiamo una parte per il tutto: e’ sempre un gesto di violenza? O, meglio, le modalita’ nelle quali si manifestano i piaceri estetici ed erotici-inclusi quelli massmediatizzati- possono essere valutati solo attraverso il prisma della violenza? O possiamo pensare altre dimensioni di quei piaceri non solo di chi guarda ma anche di chi si mostra? no. Non stiamo pretendendo di equiparare l’effetto di migliaia di commenti e immagini postati sulle reti sociali in 24 ore con una tendenza che i mass media hanno adottato gia’ da alcuni decenni. Ancor meno il suo impatto. Senza dubbio, questa esplosione mondialista ci permette di farci alcune domande: dobbiamo denunciare i culi e le tette che appaiono come oggetti nella cultura di massa perche’ quello che vediamo e’ solo e sempre riproduzione del patriaracato? O si potra’ pur chiedere una distribuzione piu’ equa di culi, tette, piselli, spalle, adominali, orecchie, pollici.

Fino alla proposta al C.t. argentino per la partita di oggi:

Il dibattito e’ complesso e scalda gli animi. E noi non vogliamo semplificarlo. Tutto il contrario, quello che vogliamo e fare pressione su Sabella perche’ faccia giocare di nuovo Lavezzi. Pero, chiaro, senza maglietta e con l’unico e puro obiettivo di osservare che concezioni su genere e sessualita’ si dispiegano attraverso la sua figura. Perche’ se no?”

L’altra posizione? Abbastanza prevedibile. Sempre femminile e femminista, perche’ non c’e’ proprio modo per gli uomini di entrare nella conversazione senza che appaia un intervento interessato, ribadisce che l’oggettificazione sessuale e’ trasversale, e va sempre rifiutata, chiedendo coerenza. E ribalta la concezione di disciplinamento patriarcale del desiderio colettivo: che liberta’ (femminista) e’ quella di svolgere a dovere il proprio ruolo di target commerciale e adorare in massa il “prodotto Lavezzi”, pensato anche per includere nel mondiale il consumo femminile, tradizionalmente ai margini?

Forse l’unico aspetto degno di nota di questo dibattito e’ rilevare che in quest’ultima posizione vi e’ una componente di classe, seppur latente, che qualcuno aveva gia’ notato rispetto al “mutamento” di Cristiano |Ronaldo. Si postano foto di Lavezzi “prima” e “dopo” e non e’ un aspetto banale della questione. Non perche’ “prima” fosse molto piu’ grasso e (si potra’ dire?) piu’ brutto. Ma perche’ nelle prime si vede la faccia di un qualsiasi pibe de barrio, una faccia da villa e birra quilmes, da settori popolari. Nella seconda quelo che sorride e’ un campione gia’ affermato e ripulito dalle imperfezioni della vita.

Lavezzi "pibe de bario"
Lavezzi “pibe de bario”

 L’oggetto di desiderio sessuale collettivo del momento non godeva infatti di alcuna attenzione fino all’altroieri, se non per meriti sportivi almeno per le sue “doti fisiche”. Ma la “bellezza”, quella codificata dal consumo di massa, ha un costo e sfugge per ora alla discussione che la “trasformazione” in oggetti di culto (e da pubblicita’) stereotipati avvenga quasi sempre in contemporanea alla “ascesa” sociale ed economica. Che, insomma, non si possa ignorare che Lavezzi sia un brand, come tutti gli altri giocatori di una certa fama, anche quando di loghi addosso non ne porta, perche’ e’ nudo. Che parte dei 4 milioni di euro all’anno che guadagna al Paris St.Germain probabilmente li investa nella sua immagine. Meglio concludere con questa immagine, quindi: Non ci sono persone brutte, solo persone povere.

there's no ugly people, only poor people
there’s no ugly people, only poor people

 

EXTRA:

– Fontomontaggio con Lavezzi e lo slogan di una campagna contro l’oggettificazione femminile, “prima” e “dopo”.

Lavezzi "pibe de barrio" 2
Lavezzi “pibe de barrio” 2
Lavezzi testimonial di una campagna contro l'oggettificazione sessuale (fotomontaggio)
Lavezzi testimonial di una campagna contro l’oggettificazione sessuale (fotomontaggio)

 

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