Uruguay: l’ombra di Monsanto dietro la legge sulla marijuana

L’immagine del presidente uruguayano Pepe Mujica in Italia si divide tra due opposte e monolitiche narrazioni.  Viene attaccato, da destra, con il tipico argomento riservato per anni a Chavez: populista, utopista romantico, rottame di una sinistra ormai tramontata. Fino al killeraggio mediatico dallo scarso spessore analitico e dal molto livore ideologico . Per la sinistra e’ invece una specie di santo socialista.  Ex-guerrigliero Tupamaro, lider pacato di un piccolo paese di 3 milioni scarsi di abitanti, la democrazia piu’  resistente del sudamerica, candidato al nobel per la pace dal quotidiano inglese “The Guardian”. A prima vista il meno attaccabile dei presidenti “progressisti” del continente, oltretutto dedito al pauperismo e quindi facile sponda di varie argomentazioni “anti-casta”. Entrambe le “fazioni” si esercitano spesso nel gioco della spettacolarizzazione dei suoi atti, in un senso o nell’altro (a proposito, la contraffazione di notizie non e’ prerogativa unica del “nemiko imperialista”, come dimostra il falso  diventato virale su internet qualche settimana fa di Mujica che faceva la coda in un ospedale pubblico). 

E’ forse piu’ interessante percio’ prendere in considerazione (stando a nostra volta attenti a “non prendere una parte per il tutto”, “buttare il bambino con l’acqua sporca” ecc ecc) le critiche al suo operato che ci vengono dal continente sudamericano, tendenzialmente piu’ imparziali e documentate. E che in questo caso prendono di mira la recente liberalizzazione del consumo e autoproduzione di marijuana in Uruguay.

Un aspetto importantissimo dell’attivita’ dei movimenti sociali sudamericani e infatti il lavoro di ricerca e di opposizione alle attivita’ nel continente della tristemente nota  multinazionale statunitense Monsanto. Mentre in Argentina, dove dal 1996 e’ permessa la coltivazione di soia transgenica, di cui e’ prima esportatrice mondiale, e’ in discussione la nuova “Ley de semillas” che garantirebbe a diverse multinazionali un maggior controllo sulle licenze di semi a discapito dei piccoli coltivatori, l’ombra minacciosa di Monsanto si allunga anche sulla recente legge sulla marijuana approvata in Uruguay. A fine 2013 il paese sudamericano era stato infatti il primo al mondo a legalizzare la produzione e consumo di marijuana, con l’intento dichiarato di mettere fine al narcotraffico e al consumo di erba di pessima qualita’ proveniente dal Paraguay. Oltre a potersi costituire in cooperative di consumo e coltivare fino a 6 piante per persona, gli Uruguyani iscritti ad uno speciale registro potranno da fine 2014 comprare in farmacia marjuana prodotta da aziende private e commecializzata dallo Stato , ad un prezzo del 30% inferiore al mercato illegale, meno di un dollaro a grammo.

Il problema verterebbe pero’ proprio sui soggetti che verranno autorizzati alla produzione destinata alle farmacie. I primi clamori erano stati suscitati da un inconto fra Mujica, Rockefeller e Soros a New York lo scorso settembre , proprio per parlare del processo di approvazione della legge, la cui campagna promozionale e’ stata finanziata al 60% dalla “Open Society Foundation” di Soros . Il multimilionario statunitense, additatto dalle sinistre di mezzo mondo come appendice della strategia della “destabilizzazione” dei governi invisi a Washington attraverso le sue innumerevoli associazioni, ha dichiarato che “l’Uruguay e’ un’esperimento” nell’ambito della sua pluriennale campagna contro il narcotraffico nel continente . Il fatto e’ che Soros e’ anche un importante azionista di Monsanto  e non pochi hanno collegato la presenza della multinazionale nella produzione nazionale di soia e mais, noche’ il suo ingresso nel paese nel 2013 con una nuova tipologia di soia transgenica, al nuovo business della marijuana.

Il timore, insomma, e’ che l’Uruguay sia un pilot-test su larga scala per una sperimentazione sui semi di marijuana che Monsanto starebbe conduncendo da anni, seppur indirettamente, via Olanda e Colombia. Oltretutto Mujica intenderebbe svilupare un codice genetico unico per la qualita’ di marijuana venduta dallo Stato, con lo scopo di di differenziarla da quella proveniente dal narcotraffico.  Un brevetto quindi, che potrebbe facilmente essere una varieta’ sviluppata da Monsanto, non nuova a distribuire semi gratis per poi in seguito rivendicarne la proprieta’, e che potrebbe garantire una pianta “resistente” e adatta a coltivazioni estensive.

Sia il governo Uruguayano che Monsanto negano questo scenario. Anzi, la corporation statunitense arriva ad escludere completamente sia un suo interesse allo sviluppo di marijuana o.g.m. nel mondo sia un qualsiasi collegamento con Soros. Il quale sarebbe invece implicato nella vicenda anche come azionista della azienda di produzione di bocombustibile “America del Sur Adecoagro”. 

E non e’ finita qui perche’ l’interesse nordamericano alla sperimentazione uruguayana potrebbe estendersi ad altri imprenditori, intenzionati ad una  commercializzazione della sua marijuana negli Stati Uniti (Colorado e Washington) e Canada. L’Uruguay sarebbe infatti ormai piu’ “affidabile” per l’approvvigionamento di altri paesi ( come il Messico ad esempio), anche se Mujica ha finora escluso che vi sara’ una produzione per l’esportazoione.

La produzione di Marijuana o.g.m. su larga scala aprirebbe inevitabilmente a tutte le problematiche connesse alle coltivazioni transgeniche presenti nel continente: monopolio dei brevetti da parte delle grandi multinazionali, abuso di pesticidi altamente intossicanti per la popolazione,  distruzione della biodiversita’ e della produzione contadina, nonche’ ovviamente delle implicazioni rispetto alla qualita’ del prodotto. Un ulteriore penetrazione di Monsanto renderebbe inoltre il paese ancora piu’ dipendente dagli interessi del capitale “sojero” nazionale e straniero, avezzo a tentativi di destabilizzazione politico-militari come dimostra il non lontano caso di colpo di stato in Paraguay nel 2012.

AGGIORNAMENTO

Nel frattempo la legge sta subendo un ritardo nella applicazione dovuto alla scarsa legislazione in materia presente a livello internazionale. L’erba destinata alle farmacie non e’ ancora stata piantata cosi’ come l’appalto per scegliere le aziende fornitrici non e’ stato ancora svolto. Infobae America riporta un sondaggio per cui il 64% degli uruguayani sarebbe contrario all’applicazione della legge e il 62% favorevole a una sua derogazione parziale. Di sicuro c’e’ che se la coalizione oficialista di Mujica non risultera’ vincente alle elezioni di ottobre (per ora si assesta sul 40% dei consensi) l’opposizione procedera’ a derogarla, almeno nella parte che avoca la coltivazione allo stato, lasciando in piedi solo la possibilita’ di autoprodurla.

5 commenti su “Uruguay: l’ombra di Monsanto dietro la legge sulla marijuana”

  1. non ho dati certi, oltretutto il discorso e’ complicato perche’, riguardo a Monsanto, la proprieta’ delle coltivazioni non e’ ovviamente sua, ma l’influenza e’ enorme attraverso le patenti sui semi e sul diserbante Roundup,l’unico efficace sulla qualita’ di soia sviluppata da Monsanto

  2. Per quanto sia giusto investigare, e per quanto non ci sia nessun bisogno di santificare Mujica, comunque un personaggio molto ammirevole, ci sono nell’articolo un paio di stereotipi tipici della sinistra sudeuropea (lo dico da sudeuropeo di sinistra).

    Primo, che quando un politico viene a contatto con i grandi nomi dell’economia e del lobbismo, automaticamente sta facendo le politiche a loro favore. Nonciterò un caso in Italia simile, ma a mancanza di prove, sono sempre illazioni.

    Secondo, che l’“Open Society Foundation” sia una specie di CIA delle ong. Per quanto OSF non abbia mai negato di finanziare molti movimenti di matrice democratica occidentale in tutto il mondo (in Ucraina, si, ma anche movimenti in Nord Africa che confluirono nelle Primavere Arabe – e in sé dovremmo discutere sul perché questo dovrebbe essere sbagliato), l’attività di OSF spazia moltissimo, dalla difesa di programmi sanitari accessibili in tutti il mondo, alla difesa dei diritti dei Rom, a tutta una serie di attività meno in vista. Curiosamente, tra quelle davvero segrete (ossia, che solo si portano avanti attraverso attività -legale e corretta- di lobbying) ci sono cose come la difesa dei diritti umani degli immigrati in Europa*

    Detto questo, Monsanto ha influenza ovunque e un po’ ne avrà anche in Uruguay, ci mancherebbe. Ma pensare che il progetto del governo parta da lì è prendere un dubbio e farlo diventare enorme, quando il governo uruguaiano ha motivato ampiamente, e umanamente, le ragioni di questa legge per cui rischia di perdere consenso popolare, ma che sarebbe a tutti gli effetti una legge fantastica per l’Uruguay e più avanti per tutto il Sud America. Il controllo della produzione ne sarebbe solo un aspetto, e non vedo prove contundenti al riguardo. Più che altro come ben nota, il rischio è che non passi e che vada al governo l’opposizione di Mujica, da sempre ben più vicina alle politiche neoliberiste nordamericane

    *Soros è tutto meno un santo, ma chiunque conosca il funzionamento di OSF sa benissimo che se a Soros quello che interessa fossero (solo) i soldi, si impegnerebbe di più nell’hedge fund e meno in essa (che paga di tasca propria). E un personaggio molto pi[u complesso di quello che il complottismo vuole farci credere

    1. L´articolo si chiama “L’ombra”, non “La legge di Monsanto”. Il punto non e´che Mujica Rockefeller e Soros si siano incontrati, ma che quest´último abbia pagato il 60% della campagna promozionale attraverso la Open Society e sia al contempo interessato in Monsanto e altre aziende di produzione agricola attive nel continente. Se il personaggio e’ discutibile, e’ nota anche la sua penetrante attivita’ di sostegno alla “democratizzazione” e “apertura economica”, ultimo episodio ucraina (http://actualidad.rt.com/…/129418-soros-admite…), quanto basta per vigilare sulla applicazione della (fantastica) legge sulla marijuana in uruguay. Inoltre non bisogna dimenticare che questa legge si puo’ collegare alla massiccia offensiva in atto nel continente per approvare leggi ulteriormente favorevoli al “monocultivo”, quella che qui in Argentina si chiama “ley de semillas”, e che vede tra i suoi maggiori protagonisti Monsanto. L’Uruguay non fa eccezione, e la possibilita’ che voglia, o si trovi costretto, a rivolgersi a Monsanto per la produzione di Marijuana e’ possibile, non complottismo. L´aggiornamento finale parla delle prospettive future della legge dopo le elezioni e delle difficolta´che sta incontrando, non capisco che cosa c´entri il possibile interesse di Monsanto ad entrare nel business, commercializzazione e produzione

    2. Lorenzo, scusa ma il tuo post mi sembra pieno di inesattezze.
      Intanto i soldi che lui mette di tasca propria nell’OSF sono soldi provenienti da speculazioni finanziarie e monetarie (famosa quella con la lira del ’92, infinita la lista delle continue e devastanti scorribande sui mercati), e quindi soldi di poveri cittadini, spesso finiti sul lastrico. Come a tutti i miliardari con la coscienza sporca che si rispettino Soros ha bisogno della sua fondazione per giustificare agli occhi dell’opinione pubblica più attenta il suo impegno sociale (greenwashing), famose e molto simili sono la clinton foundation, bill & melinda gates foundation, e una grande sfilza di altre simili. Quello che l’OSF per i “diritti umani dei migranti in europa” è un’assoluta farsa, perchè lungi da mettere in discussione ed analizzare le ragioni che provocano le migrazioni (di cui, tra l’altro, è assolutamente responsabile visti i suoi traffici e le sue speculazioni) – promuove, in alleanza con tutta una serie di realtà che prendono parte al grande business della gestione dei flussi migratori (ONG, associazioni, istituzioni), attività di sensibilizzazione che hanno un effetto assolutamente irrilevante sulle politiche migratorie, e cioè non cambiano di una virgola le condizioni per cui le persone sono costrette a migrare e morire.
      Tutto questo non è complottismo, le informazioni sono alla luce del sole, e chiunque abbia a cuore la vita delle persone e del pianeta dovrebbe smetterla di credere alla favola del miliardario buono.
      ps. quelli che soros ha finanziato in ucraina, scusa tanto, ma non erano certo “movimenti di matrice democratica occidentale” ma gruppi organizzati filo nazisti,non è proprio la stessa cosa.
      Se poi vogliamo parlare delle primavere arabe facciamolo pure, ma con dati alla mano ed evitando la solita propaganda filo-NATO dei ribelli che volevano liberare il loro paese e quindi andavano aiutati. L’ingerenza nelle questioni altrui, ormai lo sappiamo, è un vizietto ormai ampiamente abusato dall’ “occidente”.

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