Uruguay, il partito di Mujica verso la vittoria senza maggioranza propria. “Meno sinistra nei prossimi cinque anni”.

 

Intervista a Rosario Touriño, redattrice del settimanale di sinistra “La Brecha”.

A venti giorni dal voto (26 ottobre) il Frente Amplio guidato dall’ex presidente Tabarè Vazquez conduce i sondaggi, quali sono le sue previsioni sul risultato delle elezioni?

Lo scenario più probabile a mio avviso è che il Frente Amplio si confermi al potere vincendo al secondo turno, senza raggiungere però la maggioranza parlamentare di 50 deputati per uno o due. Ciò costituirebbe uno scenario inedito per il Frente, che non avrebbe quel margine sicuro di governabilità che gli ha permesso in questi anni di approvare il genere di leggi che ha approvato. E’ una tendenza iniziata già nel 2009, quando il cinquantesimo deputato fu conquistato solo grazie ai resti.

C’è una fuga di voti?

Si, verso la sinistra e il centro. Gli analisti dicono che sarà l’elezione dei partiti piccoli. Forse per la prima volta la sinistra non Frenteamplista di Unidad Popular potrebbe conquistare un deputato, e un altro potrebbe andare al Partido Independiente, di centro. O anche al Partido Nacional, sempre di centro.
La mia sensazione è che il Frente Amplio stia perdendo in parte i voti delle classi medio-alte, che non gli hanno perdonato la nuova tassazione alla rendita approvata con Mujica. Dall’altra parte la classe media finanzia i programmi statali e vorrebbero vederli migliorare. E’ una sorta di versione uruguaiana delle manifestazioni che abbiamo visto nell’ultimo anno in Brasile, però più individualista e concentrata sulle tasse.
La sinistra invece critica il livello di investimento estero nel paese e il modello economico “extractivista”, inquinante, che non crea molto lavoro ed esporta la maggior parte del profitto, sfruttando le risorse naturali del paese. Il tutto favorito da un partito che si era sempre dichiarato nemico delle multinazionali.
Inoltre Tabarè Vazquez si presenta per la seconda volta. Lui e il partito, saremmo al terzo mandato consecutivo del Frente Amplio, iniziano ad avere una immagine politica “consumata”. Ogni volta prende meno voti.

 

La sinistra non si fida di Vazquez…

Tabarè Vazquez è considerato uno dei presidenti più popolari nella storia dell’Uruguay, ora è candidato a succedere a Mujica, neanche la sua figura frena la perdita di voti del Frente Amplio?

In realtà dal suo ingresso nella campagna elettorale il Frente ha perso voti, contrariamente alle aspettative, anche se ora sta recuperando. Vazquez è un personaggio particolare all’interno della sinistra uruguaiana. E’ un medico, entrò nel Partido Socialista nel 1978 quando ancora c’era la dittatura ma non fu mai militante di base. E’ anche massone, e nel 2008 pose il veto alla approvazione della legge sull’aborto (poi approvata dal governo di Mujica ndr). Secondo me sta in parte pagando il peso politico di quella scelta, di sicuro molte donne di sinistra non gliel’hanno perdonato, anche perché’ bloccò una legge sostenuta da tutta la sua maggioranza con un gesto autoritario. Fu un momento traumatico per la sinistra.

La legge sull’aborto e la telefonata a Bush durante la crisi con l’Argentina per la cartiera Botnia sono le cose che la stessa sinistra Frenteamplista non gli perdona…

Si, esatto. Rivelò di aver telefonato a George W. Bush, proprio lui, il nemico di tutte le sinistre del continente, per chiedergli indicazioni su come procedere nel mezzo della crisi diplomatica con Nestor Kirchner. E lo fece mentre si trovava in un collegio dell’Opus Dei, parlando con gli studenti. Ci fu una polemica furiosa che però poi si placò. Ho come la sensazione che in quello momento la sinistra scelse di far finta di non aver ascoltato, pur di salvaguardare il processo in corso di affermazione del Frente. Però è come un fantasma che rimane lì e ogni tanto torna fuori, gli elettori più attenti se lo ricordano.
La figura di Mujica in Europa è molto positiva, è considerato un simbolo di una politica onesta, se non direttamente di una concezione socialista dello stato. Che è effetto ha avuto la sua presidenza in Uruguay?

Mujica non ha aumentato il consenso verso il partito, ha una grande popolarità personale, anche fra l’elettorato degli altri partiti, però questo non si riflette in voti per il Frente Amplio.
Il suo governo è stato tendenzialmente in continuità con il precedente, la differenza era nella sua storia personale di guerrigliero Tupamaro. La sua lista personale (il Movimiento di Participacion Popular), ha radici marxiste-leniniste e rivoluzionarie, fochiste, però nel momento di entrare in politica incorporò molte personalità dei partiti tradizionali, soprattutto piccoli imprenditori rurali del Partido Nacional, dal quale lo stesso Mujica proviene e che già avevano partecipato al movimento Tupamaro.
La retorica del rivoluzionario era’ più lo spauracchio usato dalla destra perché’ non lo votassero che la realtà della sua linea politica, molto più aperta. Esercita naturalmente molta attrazione verso le classi basse, per il suo discorso sulla austerità.

Oltretutto le leggi che si commentano nel mondo, quella sull’aborto, sul matrimonio omosessuale e ora sulla marijuana, si sono approvate coi soli voti del suo partito, altrimenti non sarebbero mai passate. Il prossimo governo avrà invece bisogno di allearsi con i partiti piccoli o con la parte più centrista del Partido Nacional e probabilmente dovrà adottare politiche ancora meno di sinistra, avrà bisogno di negoziare, di offrire incarichi agli altri partiti, e per esempio alzare ulteriormente le tasse per le fasce più abbienti, provvedimento che non fu possibile approvare durante il governo di Mujica sarà difficile da implementare senza maggioranza autonoma.
Si dice di Mujica che ha una immagine molto positiva nel mondo, che filosofeggia molto però che ha fatto poco. Mujica è molto caotico, molte cose che ha detto che avrebbe fatto poi non si sono realizzate. In questo gli si oppone lo stile di Vazquez, molto più esecutore, più strutturato.
D’altro canto Mujica è più aperto alle proposte del parlamento, ad avallare misure con le quali non concorda, mentre Vazquez è molto più autoritario. Per esempio nel 2009 Vazquez aveva suggerito di modificare la costituzione per potersi ricandidare, mentre Mujica si è sempre proclamato contrario. Sono profili differenti ma entrambi appartenenti allo spettro della sinistra uruguaiana, che è molto omogenea e poco conflittuale. Io credo che in qualche modo si complementino.

Vazquez proseguirà con il programma di Mujica?

Mujica non ha fatto molte cose su cui Vazquez possa fare retromarcia. Il fondo per le cooperative e le imprese di economia sociale dovrebbe essere esteso, l’università tecnologica che Mujica ha fondato nell’interno del paese chiaramente sarà mantenuta.
La differenza più grande fra i due è invece che Mujica crede molto di più nel Mercosur, avendo una formazione Tupamaro, credendo nel concetto di “patria grande” latinoamericana che era alla base della loro lotta, quando le guerriglie del continente si coordinavano. Molta gente è convinta che con Vazquez l’attenzione verso il Mercosur invece decrescerà. Da una parte è rimasto scottato dalla crisi di Botnia con l’Argentina, che lo aveva spinto a proporre una uscita dell’Uruguay, dall’altra sembra preferire il modello cileno, fare affari con il Mercosur senza integrarlo politicamente, con un’ottica più globale e meno concentrata sulla regione.
In ogni caso l’integrazione regionale attraverso il Mercosur è nel programma del Frente Amplio, se lo segue…

 

“Si può fare di più…”

Qual è il suo giudizio sui due governi del Frente Amplio?

Il Frente Amplio non è nulla più che una alleanza di centrosinistra, questo ormai è chiaro a tutti. Ha cessato di essere quello spauracchio “socialista” che le destre hanno sventolato per anni. I due periodi di governo lo hanno trasformato, adesso adotta una politica conciliativa con investitori e impresari, non vogliono spaventarli, l’obiettivo semmai è redistribuire la ricchezza proveniente dagli investimenti. Questa trasformazione chiaramente crea divergenze di opinione sul suo operato nella sinistra. Alcune analisi indicano che con i governi del Frente Amplio c’è stata più redistribuzione che in passato, altre che la polarizzazione sociale è aumentata. Io credo che la distribuzione sia migliorata rispetto ai governi precedenti, però si può fare di più. Per esempio tassare maggiormente le fasce alte, adesso chi guadagna 700 dollari appena, un salario basso, già si trova a pagare le imposte sulla rendita. In pratica le pagano tutti, ci dovrebbero essere forti deduzioni fiscali per gli stipendi bassi, come in Europa. Che paghino di più gli agrari per esempio, che stanno facendo affari d’oro con la soia.
E’ quello che sta chiedendo la centrale sindacale (PIT-CNT), che ha appena presentato un pacchetto di trenta misure economiche. Chiede che si alzino le imposte dirette, che si possano più deduzioni fiscali per l’affitto, la salute. Che si aumentino i sussidi al welfare, insomma.

Allo stesso tempo in Uruguay la disoccupazione è al minimo storico del 5.8%, c’è stato un aumento dei salari, permane l’obbligazione della contrattazione collettiva e il numero di iscritti ai sindacati rimane stabile a 400.000, mentre in tutto il resto del mondo crolla.

Ora il Frente Amplio ha promesso di istituire un sistema nazionale di assistenza a minori e anziani, una manovra interessante che potrebbe permettere alle 200.000 donne che oggi non possono lavorare perché’ hanno bambini di entrare in un mercato del lavoro dove mancano professionisti qualificati, e al contempo aumentare il tasso di fertilità, bassissimo.
Come valuta i piani sociali implementati in questi anni dal Frente Amplio?

Sono molto discussi, io credo che abbiano funzionato molto bene. Sono oggetto di critica da destra ma anche dalla sinistra non Frenteamplista perché’ sarebbero politiche assistenzialiste, però è vero anche che i programmi sociali comprendono percorsi di avviamento al lavoro o allo studio. E’ interessante notare, per esempio, che molti dei destinatari dell’ingreso ciudadano, un reddito di base per i cittadini in condizione di povertà estrema, hanno volontariamente rifiutato di continuare a ricevere il sussidio perché’ avevano trovato lavoro. Inoltre non c’è stata corruzione nella loro implementazione. Non una sola denuncia di uso politico dei piani sociali per favori personali.

Sul versante educativo invece non hanno funzionato molto bene, nonostante l’aumento dei fondi. Nella fascia degli adolescenti c’è molto abbandono scolastico e un tasso del 60% di bocciature, mentre la scuola elementare continua a funzionare molto bene. Tutti i partiti hanno apparentemente lo stesso programma sul tema, per esempio lavorando a che ci sia la dedicazione esclusiva dei docenti ad una sola scuola, e non debbano essere costretti a lavorare in molti posti, disperdendo la continuità di insegnamento. Si differenziano invece a seconda del grado di coinvolgimento sindacale nella gestione degli istituti che propongono.

 
Vazquez continuerà con i piani sociali?
Ci sarà molta continuità.

Che modello economico ha l’Uruguay? Lo scrittore uruguaiano Zibechi lo ha definito “neoliberismo di sinistra” …

Sarebbe troppo dire che è un modello neoliberale. Io direi che una “sinistra efficiente”. E’ un governo ideologicamente di centrosinistra, di certo non socialista o comunista. Non guarda al Venezuela, ma alla socialdemocrazia spagnola, francese, ai sistemi di Svezia, Norvegia, Finlandia…
Si ispira più al modello del Brasile di Lula, con cui lo stesso Mujica si identifica molto.
L’idea è di fare la “torta” più grossa possibile e ripartirla più che si può. In che misura si stia ripartendo è oggetto di discussione e crea differenti opinioni.
Con la differenza che il Brasile quando ingrandisce la torta industrializza, mentre l’Uruguay a causa delle sue dimensioni necessita di investimenti esteri…

Si Mujica si convinse che senza queste inversioni esterne non si poteva fare niente. L’Uruguay non ha il mercato interno dell’Argentina, dove Nestor Kirchner poteva far abbassare il prezzo della carne agli esportatori, perché’ aveva scelta, e alzando allo stesso tempo i salari stimolava il dinamismo del mercato interno, come in Brasile. In Uruguay siamo tre milioni, il mercato interno non può sostenere da solo l’economia, è un paese rivolto all’esterno, agroesportatore di carne, di soia.
Quello che la gente però si aspettava da Mujica era un maggior sviluppo dell’industria o dell’economia agricola in sintonia con i paesi del Mercosur, situare il paese all’interno di catene di produzione comuni con il Brasile e l’Argentina, ma finora non ha funzionato.

Il Brasile è la principale destinazione delle esportazioni uruguaiane, credo che la Russia venga seconda e il Venezuela sia quarto, l’Argentina quinta. Questo fa capire quanto siano deboli le pretese di uscire dal Mercosur, anche se la destra vorrebbe farlo perché’ considera i termini di scambio troppo diseguali. La grande differenza con il passato, quando al potere si alternavano i partiti tradizionali, Partido Nacional e Partido Colorado, è che gli Stati Uniti sono scomparsi dalla bilancia commerciale, mentre una volta assorbivano tutte le esportazioni nazionali.
Qual è il grado di supporto per il Frente da parte dei movimenti sociali e dei sindacati?

Il Frente sta perdendo l’appoggio della sinistra delusa, simboleggiato dal fatto che Unidad Popular aumenti i consensi. Non importa che conquisti un solo deputato, nel sistema politico uruguaiano sono tanti voti.
Parlo di chi si oppone all’estrattivismo, delle organizzazioni sociali femministe e ambientaliste.
Chi critica questo modello dice che è troppo basato sulle risorse naturali e che quando perdono valore sui mercati ci si troverà ad avere di nuovo un basso livello di crescita e niente da redistribuire, che è uno sviluppo temporaneo ed ingannevole, al quale si dovrebbe opporre un modello endogeno proprio e autosufficiente nell’ambito del Mercosur.

Invece il Partido Comunista e il sindacato hanno scommesso fortemente su Vazquez. Sono favorevoli al modello economico, alle miniere a cielo aperto, perché’ dovrebbero creare lavoro nel paese. Secondo la legge per esempio un 30% del ferro si deve lavorare in Uruguay. Ci sono manifestazioni sindacali ma in genere sono a favore del Frente Amplio e contro le proposte per i lavoratori agrari del Partido Nacional. La gran parte del mondo sindacale appoggia il Frente, anche se c’è una divisione fra la leadership, fra cui sono molti i candidati in liste del partito, e la base, da cui alcuni si sono staccati per confluire in Unidad Popular dicendo che la centrale sindacale è sempre meno indipendente.

La mia opinione è che questo dipenda molto dal settore sindacale, alcuni hanno una posizione più critica, gli insegnanti per esempio hanno fatto marce importanti. In ogni caso se facciamo una comparazione con la relazione tra CGT e kircherismo ci accorgiamo della differenza, in Argentina l’alleanza con il governo è impressionante, checche’ la destra ne dica qui non è avvenuta nessuna “peronizzazione” del sindacato.

La individualizzazione della politica tipica del peronismo argentino è qualcosa di nuovo per l’Uruguay, introdotta con Mujica.

Si, c’è qualcuno che la chiama la svolta populista dell’Uruguay, o neopopulista.
Però non con un significato negativo, si riferiscono al carisma di Mujica. Io penso che sia vero, non al livello argentino però alcune componenti di quel modello si possono osservare quando fa politica in mezzo alle classi basse, quando va alle feste, bevendo mate con la gente…
E’ un gran comunicatore di popolo, però non è Chavez, non fa discorsi di sei ore…

 Come vede gli avanzamenti della legge sulla marijuana?

Io penso che il progetto della destra liberale di Lacalle Pou fosse più interessante. Prevedeva solo l’autocoltivazione fino a 7 piante a persona, e il Frente Amplio e il Partido Nacional stavano giungendo ad un accordo quando Mujica decise di proporne un’altro nel quale interveniva lo Stato, pensando che altrimenti i controlli non sarebbero stati sufficienti e pensando di organizzare anche la fase di prevenzione. Però ho i miei dubbi che questa “presenza foucaultiana” dello Stato, come l’ha chiamata qualcuno, funzionerà. La gente non vorrà andare ad iscriversi a dei registri, per comprarla. Comunque saremo un laboratorio, i giornalisti vedranno una prima volta. I club di certo funzioneranno, le farmacie non so.

Che pensa del ventilato interesse di Monsanto ad entrare nel business della produzione di stato di marijuana?

Non credo che convenga a nessuno fra chi ha proposto e approvato la legge che si coinvolga Monsanto. Ad ogni modo l’erba prodotta dallo Stato dovrebbe essere tracciabile, così che si potrà facilmente controllare il produttore.
Qual è il supporto dei molti intellettuali di sinistra uruguaiani al Frente Amplio? Lo scrittore Eduardo Galeno appoggiò entusiasticamente Mujica, ora pare più critico…

Galeano alle primarie del partito che hanno visto Vazquez vincitore ha appoggiato la candidata minoritaria, Constanza Moreira, ha dato il suo nome simbolicamente, come succede spesso in Uruguay, ma senza candidarsi.
La sinistra intellettuale in generale è delusa, in parte ha appoggiato la Moreira, rappresentante delle istanze “di sinistra” e del rinnovamento della leadership, delle donne, dei giovani, sostenuta anche da molti accademici. La quale ha ricevuto buone votazioni alle primarie e sicuramente sarà senatrice, però non si sa con quale spazio di manovra all’interno del Frente.
Molti però continuano ad appoggiare il partito, alcuni anche perché’ ne sono diventati gli artisti “ufficiali”, lavorano direttamente per lo Stato, suonano sempre ai concerti o hanno ricevuto incarichi di governo. Chiaramente in questi dieci anni il Frente si è burocratizzato ed ha costruito un suo apparato.
Però direi che non è una qualcosa che riguardi tutti, in generale la tendenza è a mantenersi indipendenti da una sigla precisa, pur schierandosi a sinistra.

 

“L’Uruguay sarà il predellino del pullman Brasile”

L’Uruguay di Vazquez può cambiare la sua posizione nel processo di integrazione regionale?

Non abbiamo certezze, quello che si sa è che sotto il suo governo ci fu il tentativo di firmare un trattato di libero commercio unilaterale con gli Stati Uniti, affossato dal suo stesso partito, e che non credo ripresenterà. Di sicuro è un leader meno orientato alla regione, che potrebbe preferire accordi unilaterali con specifici paesi, in cerca di mercati, alla negoziazione collettiva tramite il Mercosur.
Durante la crisi di Botnia smise di andare agli incontri, per esempio, cosa che Mujica non ha mai fatto.
Altrimenti potrebbe accettare l’invito da parte dell’Alleanza del Pacifico (Peru, Cile, Colombia, Messico) a passare da “membro osservatore” a qualcosa di piu’. E’ una specie di competizione tra organismi regionali simili tra loro ma alternativi e tutti regolarmente in funzione, tranne l’A.l.b.a. (Alianza Bolivariana para los pueblos de nuestra America, ndr) di Chavez che zoppica. Anche se credo che in un periodo medio-largo finiranno per confluire tutti in una unione regionale complessiva, stile Unione Europea.
Credo che Vazquez opterà per la strategia del “regionalismo aperto”, continuare ad investire sulla unificazione regionale però perorando gli interessi nazionali con lo sguardo rivolto al mondo.

 Quale controllo può esercitare il partito sul suo presidente?

Il Frente Amplio è un partito molto forte che fu capace di fermare Vazquez quando propose l’accordo commerciale con gli Stati Uniti e quando voleva uscire dal Mercosur per la crisi con l’Argentina. Nel frattempo si è arricchito politicamente sotto la guida di Mujica, che gli ha dato spazio per strutturarsi e credo che saprà bilanciare i personalismi di Vazquez. E’ impensabile che l’Uruguay esca dal Mercosur.
Il processo di integrazione regionale è guidato dal Brasile, con un discorso politico incentrato sulla riduzione delle asimmetrie tra i paesi sudamericani. Che tipo di presenza ha Brasilia in Uruguay?

Molto forte, sono i padroni di gran parte della terra uruguaiana assieme agli argentini, delle aziende di macellazione della carne, delle fabbriche di birra. Storicamente siamo attenti alla penetrazione argentina, ma nel frattempo le aziende brasiliane si stanno comprando tutto. Siamo di fronte ad un processo di concentrazione della proprietà della terra a favore di capitali stranieri che preoccupa la stessa sinistra Frenteamplista.

Ciononostante, la sintonia tra Mujica con Lula prima e Dilma poi mi sembra molto positiva, tanto che il presidente aveva dichiarato che l’Uruguay sarebbe diventato il predellino del “pullman” Brasile. Sono stati firmati molti accordi, si dice che verrà finanziato un porto di acqua profonda, anche se il progetto per ora è frenato dall’opposizione degli impresari paulisti (di San Paolo, ndr). Per le ferrovie i soldi verranno dal Brasile o dalla Cina.
Mujica ha adottato con il Brasile una doppia strategia di rapporti unilaterali e integrazione del Mercosur, che ha permesso all’Uruguay di uscire dalla dipendenza dall’Argentina, diversificando origine e quantità dei depositi stranieri e aumentando i controlli finanziari che, anche se andrebbero ulteriormente migliorati, sono altra cosa rispetto alla crisi del 2002.

Il Brasile difende molto il Mercosur pero si sta potenziando anche in altre direzioni. Mi pare che alcune intenzioni verso la regione siano positive, vedi il Banco di Sviluppo, i progetti in Paraguay. E sullo sfondo rimane la negoziazione per un accordo Mercosur-Unione Europea.

 

Qual è la posizione di Vazquez sui rapporti da tenere col Brasile?

Stingerà tutti gli accordi possibili ma prevedere la sua attitudine generale è difficile, anche perché’ per quattro anni è stato sostanzialmente fuori dall’arena politica, e non si conoscono bene le sue intenzioni.
Quando è uscito di scena era ancora stizzito per il rifiuto di Brasilia di convocare il tribunale regionale delle controversie durante la crisi di Botnia, tanto che Lula dichiarò che non vedeva mai Vazquez alle riunioni del Mercosur.
Parlando con impresari argentini ha ripetuto la necessità di ricalibrare l’organismo e raggiungere una complementazione fra le economia regionali ma che non è in programma un accordo con gli Stati Uniti, anche perché’ in questo caso il Brasile farebbe sentire tutto il suo peso. Resta da vedere quali reazioni potrebbe avere invece ad un avvicinamento del paese all’Alleanza del Pacifico, di cui per ora l’Uruguay è membro osservatore.
Se il Frente non otterrà una maggioranza propria dovrà mediare fra chi vuole uscire dal Mercosur (Partido Colorado) e chi vuole un suo rafforzamento o l’uscita (Partido Nacional).
Il tutto ovviamente dando per scontato che Dilma vinca alle prossime elezioni.

 

Quale potrebbe essere l’impatto delle elezioni brasiliane sulle consultazioni in Uruguay?

Nel caso vincesse Marina Silva cambierebbero molte cose, visto che la candidata del Partito Socialista ha detto di voler dare meno importanza al Mercosur.
Lo scenario migliore per l’integrazione sarebbe una vittoria di Dilma e del Partito dei Lavoratori, ovviamente.
In questo caso, al contrario che in Argentina, dove le relazioni con Cristina Kirchner rimangono pessime e sta lavorando a costruire dei legami con Scioli, possibile presidente uscente dalle prossime elezioni, Vazquez non ha rapporti politici diretti con alcun candidato brasiliano.
Comunque non credo che il risultato delle elezioni brasiliane avrà un effetto diretto sul voto in Uruguay, che sarà determinato maggiormente da questioni domestiche, locali.

E’ nota la preferenza degli Stati Uniti, rispetto alle elezioni in Uruguay?

La ambasciatrice statunitense ha ottimi rapporti con il Frente Amplio. In questo senso non sembrano favorire l’opposizione. Storicamente il processo uruguaiano è considerato uno dei più moderati del continente e quindi interessante per Washington perché’ possibile contraltare al Venezuela, per esempio.
Lo stesso Mujica ha coltivato ottimi rapporti con gli U.S.A., da cui la proposta di trasferire prigionieri da Guantanamo, anche se adesso con l’emergere dell’Isis ci sono più dubbi nell’opinione pubblica legati alle possibili ripercussioni. Questa (assieme al trasferimento di alcuni profughi siriani) è una proposta di Mujica, che rimane sensibile al tema dei prigionieri politici, a causa della sua storia personale. In più vuole che l’Uruguay torni ad essere un paese di immigrazione, alzare il tasso migratorio.
Alcuni a sinistra potrebbero criticarla come “manovra d’immagine” che distoglie l’attenzione da altri problemi…

La proposta di trasferimento di prigionieri è in linea con la tradizione di asilo del paese, che professa una sorta di neutralità sul modello svizzero. Già quando era all’opposizione negli anni ’90, Mujica si pronunciò in favore dell’accoglimento di alcuni etarra baschi.
Anche il Brasile accoglierà prigionieri di Guantanamo. Posso assicurare che quando parla dell’argomento è assolutamente onesto, si vede che “sente” il tema molto più di altri. Inoltre sta lavorando su una sua proiezione come leader umanitario a livello mondiale, si è accorto che il riconoscimento internazionale lo aiutava a superare le critiche interne. E ha più volte dichiarato che un Uruguay “di moda”, attraverso leggi come quella della Marijuana, per esempio, può aiutare ad attirare investimenti.

 

 

 

 

 

 

 

Un commento su “Uruguay, il partito di Mujica verso la vittoria senza maggioranza propria. “Meno sinistra nei prossimi cinque anni”.”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *